Il Labirinto
dei pensieri, delle emozioni e ...
il filo dei colori
HERA-KlèS ,ass.prom soc
Andretta - Rione S.PietroHERA-KlèS ,ass.prom soc
29 agosto 2009
Testimonianza di T.C, progettista e responsabile della performance
Sono sempre a dis-agio quando inizio a scrivere di una esperienza, un laboratorio, un corso progettato e realizzato per conto di HERA-KlèS, l’ associazione che ho fondato nel 2005.
La scelta dello stile di scrittura mi influenza dall’ interno e condiziona anche la testimonianza che voglio rendere.
A luglio , per il labirinto di Firenze, la sperimentazione estiva al Parco dell’ Anconella, ho voluto scrivere con leggerezza , forse con leggera contentezza, prendendo spunto dai 99 “Esercizi di stile “ di Raymond Queneau su http://hera-klestoscana.blogspot.com/
OGGI, quasi tre settimane dopo la realizzazione del Labirinto ad Andretta , il colore emotivo del mio post sarà certamente diverso, oscillante tra la verifica/valutazione di un evento e la semplice voglia di raccontare , senza toccare elementi che sfiorano la privacy dei partecipanti.
Ma come è andato il Labirinto ad Andretta ? di che cosa si è trattato ?
In sintesi una partecipazione ritardata, ritardataria e ritardante,difficile, allegra, confusionaria, recalcitrante, resistente, azzeccagarbugliata, angosciata quanto basta per concedersi qualche risata e qualche riflessione. Insomma ...un sacco bello, direbbe Verdone!
Il luogo: Rione S.Pietro si è rivelato l’ ideale!
Gli andrettesi non lo conoscevano se non molto superficialmente, mentre i Sanpietrini docg sembravano curiosi ed inorgogliti che fosse stato scelto il loro rione, piuttosto che quelli già valorizzati del Codacchio e del Castello.
Tanto curiosi da decidersi per la sperimentazione della passeggiata “guidata”.
I tempi : qui le visioni divergono.
Qualche socio di lungo corso di HERA-KlèS ha protestato per la durata imposta e richiesta dal programma ( 6 ore più pausa cena ); qualche altro ha messo in atto la solita via di fuga dell’ arrivo in ritardo;la gran parte dei nuovi partecipanti si è lasciata coinvolgere solo nella fase notturna, quella della visita “ guidata “alla ricerca del centro del labirinto, permettendosi valutazioni di frettolosità , adeguate alla situazione, ma non al progetto.
L’ abitudine al ritardo, di atavica consuetudine per gli andrettesi, è qualcosa che mette a dura prova la mia pazienza e la mia capacità di entrare in empatia ,quando lavoro per il mio lavoro e/o per rendere adeguato, professionalmente, l’ intervento di HERA-KlèS.
Un progetto che prevede una serie di tempi ed intervalli, una serie specifica di tematiche e di esercizi, non può essere stravolto dalla lentezza di avvicinamento delle persone cui è diretto : pena una superficializzazione ed una incompletezza di esecuzione del programma.
Volerne assaggiare una minima parte, in un minimo tempo, è come aspirare a prendere il diploma di maturità , avendo frequentato saltuariamente solo l’ ultimo anno .
Ancora: è come pretendere di dare un giudizio critico su un’ opera prima , senza aver assistito nemmeno alle prove generali ( che in verità sono state molto scarse, con il gruppo soci di Andretta)
O arrivando a metà del secondo tempo…
Il programma
Il labirinto dei pensieri, delle emozioni e ..il filo dei colori è un prototipo di laboratorio di Gestalt-counselling integrato all’ Art-Terapia, che ho progettato nella primavera 2009; più semplicemente può essere definito come una performance di cultura e art-terapia, che si adatta e prende vita dai labirinti reali ( centri storici/ parchi pubblici) o virtuali che lo delimitano ; ancora più semplicemente può essere descritto come un ‘ occasione di gioco, di riflessione e aumentata consapevolezza.
Come si svolge, come si è svolto?
Il primo tempo ( tre ore) prevede di prendere contatto /immaginare il proprio labirinto interiore attraverso il disegno: è un lavoro in silenzio, in solitudine, alla ricerca di un percorso consapevole tra difficoltà, vicoli ciechi e vie d’ uscita .
” Questa è la mia vita, il mio labirinto è l’ immagine di come la sto costruendo “, potrebbe essere la frase che descrive un tema comune.
Dopo una breve pausa, la performance prevede la condivisione con un altro partecipante e la CO-costruzione di un nuovo labirinto , un labirinto a due autori , nello stesso spazio grafico
“E questa è la nostra storia, la storia della nostra collaborazione, la storia del nostro contatto, la storia di una mia particolare difficoltà/facilità di contatto, in questo momento” :è il tema intimo della seconda parte.
Ad Andretta non lo abbiamo eseguito, a causa dei ritardi.
Il secondo tempo si svolge e si è svolto in notturna : dopo il disegno che solletica intimità e fantasia, i partecipanti vengono chiamati a confrontarsi con un labirinto concreto, nello spazio.
L’ impegno è lieve e grave nello stesso tempo.
Si procede a coppie con una privazione sensoriale : uno dei due partecipanti viene obbligato a bendarsi gli occhi; l’ altro viene caldamente consigliato di bendarsi la bocca : abbandonare per poco tempo lo strumento visivo, trasforma in labirinto qualsiasi campo d’ azione.
E’ una rinuncia che può generare divertimento, sperimentazione, ma anche angoscia, richiamo a situazioni non risolte…là inizia il lavoro terapeutico e di consapevolezza.
L’ altra persona , nella coppia, ha il compito di non parlare, di affidarsi solo al linguaggio dei gesti per comunicare con l’ altro e guidarlo: solo apparentemente ha un compito più facile, perché dalla propria capacità di comunicare dipende la fiducia e la tranquillità dell’ altro, il non vedente.
Ad Andretta, il rione S.Pietro si è prestato magnificamente, con le sue scalinatelle, le rampe private di accesso alle case, le vie di fuga laterali, l’ illuminazione scarsa rafforzata dalle fiaccole , l’ incertezza della memoria di una zona centrale...in realtà un centro già esisteva ,un luogo centrale nella costruzione e nella storia di quell’ angolo di paese: è la piazzetta , il quadrato davanti alla vecchia chiesa sconsacrata di S.Pietro.
“Eccolo: Là ,Qua”. Un riconoscimento all’unisono con Pasquale Iannelli, il giorno prima, mentre mi aiutava a stabilire il percorso, in qualità di scenografo.
Il secondo tempo è stato caratterizzato dalle voci e dalle letture delle Sirene: un’ azione quasi teatrale, semplice, ricca delle letture del cuore di coloro che hanno osato), assaporate dai cicalecci e commenti delle coppie di partecipanti e dei curiosi“processionari”,sottolineate dai piccoli tamburi africani mentre ,tra i partecipanti , una grande confusionaria allegria andava a coprire l’ angoscia e la profondità di certi momenti, soprattutto al centro del labirinto.
Le foto rendono testimonianza , rendendo inutili altre parole.
Grazie per l’ attenzione. Teresa Cella , presidente di HERA-KlèS
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